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Andromeda

29/11/2024 11:56

Marco Morana

Culture , Science , energia, universo, big bang, materia, andromeda, fisica quantistica, atomo, quark, distanze astronomiche, sole, calore, Charles Darwin,

Andromeda

Pubblicazione scientifica fra le più iconiche della storia, "L'origine delle specie"(1859) di Charles Darwin rappresenta

Breve storia dell'astrobiologia

Seconda parte

la rivoluzione darwiniana e le attuali conoscenze

Pubblicazione scientifica fra le più iconiche della storia, "L'origine delle specie"(1859) di Charles Darwin rappresenta la seconda grande rivoluzione del pensiero dopo quella copernicana. Segna il punto di svolta fra le diverse teorie sull'evoluzione degli esseri viventi.

Il tempo e il caso diventano decisivi. Alcune mutazioni sono state trasferite dai primati ai discendenti a differenza di altre. Ma perché ciò accadesse è occorso tanto tempo. Ed è per questo che noi essere umani siamo qui. Non vi è un progetto della natura che si prefiggeva di arrivare dove siamo adesso. E' la casualità che ha permesso alle specie di evolversi.

Questa visione, toglie l'uomo dal centro dell'albero della vita così come il pensiero di Copernico tolse la Terra dal centro del cosmo. Fondamentale per le specie viventi è la selezione naturale che ha permesso agli individui con tratti più vantaggiosi di riprodursi e trasmettere le proprie caratteristiche alle generazioni successive. E ciò riguarda tutte le specie, non solo quella umana che dunque non ha nulla di peculiare in questo.

Tutto ciò ha delle conseguenze non indifferenti. Tuttavia, ad una riflessione più attenta, il pensiero dell'opera nulla sottrae alla visione cristiana. E la chiesa non ritiene che vi sia antitesi fra le teorie evoluzionistiche delle specie e l'intervento divino.

Fra gli autori del tempo, spiccano le riflessioni di Alfred Russell Wallace, naturalista e geografo, morto a 90 anni nel 1913. Wallace, vide nell'opera di Darwin, la spiegazione scientifica della tanto ricercata ragione della modifica degli organismi viventi. La sua pubblicazione "Il posto dell'uomo nell'universo" schiude le porte all'idea che se il caso ha giocato un ruolo decisivo, allora il posto dell'uomo nel cosmo potrebbe essere speciale proprio perché improbabile.

La domanda che ha accompagnato un po' tutte le tappe della storia dell'umanità si ripresenta sotto un'altra veste: i fenomeni che hanno portato alla nascita e allo sviluppo delle specie viventi sono esclusive?

Ad oggi non vi è ancora una risposta perché siamo privi del dato empirico. Non ci sono tracce di vita al di fuori del nostro pianeta. Ma la mancanza di evidenze non può portare una seria analisi scientifica ad escludere nulla.

In fondo da pochi decenni sappiamo che l'universo non finisce con la Via Lattea e che essa fa parte di un gruppo locale di almeno altre 30 galassie. La nostra è comunque quella più densa. Fuori dal nostro gruppo locale altri miliardi di galassie, stelle, pianeti. L'universo osservabile, quello di cui abbiamo contezza, misura, calcolando anche il ruolo dell'espansione regolata dalle leggi di Hubble, un raggio di 90 miliardi di anni luce.

La smisurata grandezza dello spazio, l'esistenza di così tante stelle, incide sulla probabilità che esistano altre specie viventi?

In realtà ciò che appare rilevante non è il numero di pianeti e sistemi stellari ma le condizioni affinché la vita abbia origine. E fin dove gli strumenti degli astrofisici si sono spinti, non vi è traccia nemmeno dei semi della vita.

E' essenziale che vi sia acqua allo stato liquido per combinare le molecole. Ma queste molecole devono svilupparsi e per farlo occorre energia come quella del Sole. Non si può prescindere, poi, da ossigeno, azoto, idrogeno, carbonio. L'eventuale pianeta adatto alla vita deve avere la giusta distanza dalla sua stella: la cosiddetta zona abitabile.

La vita sulla Terra ha avuto origine circa 3,5 miliardi di anni fa da un bombardamento di scariche elettriche e raggi ultravioletti. Questi fenomeni innescarono le reazioni chimiche capaci di trasformare le sostanze presenti in macro molecole adatte a riprodursi ed alimentarsi.

Se si considera che la Terra ha circa 4 miliardi di anni, ci si accorge come la vita sia sorta in un tempo abbastanza prossimo a quello del nostro pianeta.

Bisogna risalire appena a 4,5 milioni di anni fa per avere traccia dei primi ominidi. Se la vita nelle sue forme elementari è nata quasi subito, la storia dell'uomo è piuttosto recente.

Ci si interroga se possano esistere forme di vita di tutt'altra natura. Basate su una chimica diversa da quella del carbonio: elemento molto stabile, utile allo scambio di informazioni fra gli altri elementi chimici. Non vi può essere certo una risposta definitiva, anche se strutture con una diversa composizione chimica avrebbero bisogno di condizioni ambientali molto improbabili seppure non del tutto impossibili.

Sappiamo che esistono pianeti al di fuori del sistema solare che in teoria hanno condizioni favorevoli alla vita. Anche una luna di Giove, Europa, sotto il ghiacchio potrebbe contenere acqua allo stato liquido a causa della peculiare interazione gravitazionale che riscalda il satellite.

Ipotizzare l'esistenza di forme di vita intelligenti simile alla nostra è sempre affascinante ma attualmente più vicino alla fantascienza che alla scienza. E considerate le distanze galattiche sorge il serio dubbio se potremmo mai venire a contatto con gli eventuali esseri viventi di un altro mondo.

 

Resta il fatto che l'universo è un posto meraviglioso: indagate, sognate. Non costa nulla.

 

(Nella foto: una statua che ritrae il biologo e naturalista Charles Darwin)

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