Immagini più nitide del baby universo
Un telescopio sulle alture delle Ande cilene ci restituisce fotogrammi ancora più dettagliati della radiazione cosmica di fondo: l'eco del Big Bang. Le nuove immagini sono state ottenute grazie al progetto Atacama Cosmology Telescope: uno dei tanti che indagano sulla natura del cosmo.
Come altre volte detto, il nostro sguardo non può andare oltre 380 mila anni dopo l'istante inziale. Il giovanissimo universo era un "ribollire" di energia e materia instabile che non permetteva, stanti le altissime temperature, ai fotoni di diffondersi. Per molto tempo l'universo fu un posto tanto caldo e opaco.
Ma intanto l'espansione procedeva a gonfie vele e ad un certo punto, quando il cosmo aveva circa 380 mila anni, le temperature erano ormai più basse perché le particelle primordiali erano più distanti fra loro. Da quel momento, la luce poté diffondersi e gli atomi combinarsi. Non è del tutto chiaro il meccanismo grazie al quale da materia così giovane si arrivò poi alla formazione delle prime galassie. Di sicuro, la gravità ha giocato un ruolo fondamentale. Ma non basta. Grazie alle immagini più recenti "Stiamo assistendo - afferma Suzanne Staggs professoressa di fisica alla Pricenton University - ai primi passi verso la creazione delle prime stelle e galassie" (fonte: Astrofisica, Cosmologia e Fisica particellare - gruppo web e Fb). Con una particolare tecnica di polarizzazione della luce il telescopio Atacama ha ottenuto una risoluzione fino a 5 volte superiore rispetto al telescopio spaziale Planck. Si nota il movimento dei gas primordiali formati da idrogeno ed elio.
Si evince quanto fosse potente l'attrazione gravitazionale nei vari punti dello spazio.
Vediamo, in parole povere, come si muovevano gli oggetti.
I nuovi studi - che proprio in questi giorni - saranno sottoposti ad una più attenta analisi, confermano l'impianto basato sul modello standard dell'universo. E' un altro tassello a favore del Big Bang, già corroborato da solide evidenze scientifiche.
La gravità, nel corso di miliardi di anni, ha attirato regioni enormi (estese anche per milioni di anni luce) di gas più densi per formare stelle e galassie. Queste osservazioni orientano gli scienziati nel fornire la risposta al quesito circa l'evoluzione del universo.
Forse prima o poi, saremo in grado di descrivere nel dettaglio come si sia arrivati, da un miscuglio instabile di energia e materia, all'attuale composizione del cosmo.
Gli astrofisici hanno misurato che l'universo visibile si estende per 50 miliardi di anni luce.
Questo aspetto merita un piccolo approfondimento. Sappiamo che l'universo ha circa 14 miliardi di anni. Puntando i telescopi, vediamo oggetti che sono lontani non solo nello spazio ma anche nel tempo, visto che la luce impiega tanto a raggiungerci.
Di conseguenza, vediamo cose che, non solo non sono più come le vediamo: non sono iù dove le vediamo perché l'universo è in espansione. Sono cioè più distanti. Questa distanza fra noi e gli oggetti più lontani è stato calcolata in 50 miliardi di anni luce.
Da ciò ne deriva un'altra conclusione: ci sono stelle che mai vedremo perché la loro luce non farà mai in tempo a raggiungerci. Sappiamo quanto sia grande il cosmo visibile ma non abbiamo contezza di cosa ci sia oltre. E mai lo sapremo.
Si è anche in grado di calcolare la massa totale dell'universo che corrisponde a 2 trilioni di triloni di soli. Un numero così grande che noi profani non siamo nemmeno in grado di scrivere.
I gas come l'elio si sono originati nei primi 3 minuti del tempo cosmico.
Successivamente, molti milioni di anni dopo, si sono formati, nelle stelle, gli elementi di cui siamo composti noi: carbonio, ossigeno, azoto, ferro e oro. Stando alle più accreditate teorie siamo il frutto dell'esplosione di stelle supernove. Grazie a tali
eventi, gli elementi di cui siamo fatti si sono diffusi nello spazio.
Le nuove immagini della radiazione cosmica sono il frutto di un'esposizione del telescopio durata ben 5 anni. E' un segnale estremamente debole composto da una millimetrica lunghezza d'onda. Le osservazioni sono terminate nel 2022 ma i dati sono ancora passati al setaccio.
Gli uomini NASA sono già al lavoro su un altro e più potente telescopio: il Simons Observatory sempre in Cile, sempre nella stessa posizione. Le alture cilene ci offrono cieli incontaminati.